Serra delle Concazze e grotta di Serracozzo

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20100425 051Non potete dire di conoscere l’Etna se non avete provato il sentiero di Serra delle Concazze. Dopo avere attraversato i valloni di Serracozzo con i torrenti limpidi che scorrono alle prime pioggie, arrivate in una valle che custodisce la grotta di Serracozzo. Questa grotta, formatesi di recente dalle lave del 1971, per i giochi di luce dovute alle fessurazioni sul tetto, si presenta come una delle più affascinanti dell’Etna. Seguendo il percorso, dopo una ripida salita, arrivate a Serra delle Concazze che presenta un affaccio mozzafiato sulla valle del Bove.

Sentieri etnanatura:

Serra delle Concazze

Grotta di Serracozzo

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Eruzione del 1865

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27-10-2013 11-31-10L’eruzione dell’Etna del 1865 ebbe inizio il 29 gennaio e si concluse nella metà di giugno dello stesso anno. In seguito ad essa nacquero i Monti Sartorius sul versante a nord-est. Più a valle si formò la Grotta dei rotoli che deve il nome a tunnel di lava accartociata. L’attività del vulcano ebbe inizio, con emissione di fumo dal monte Frumento delle Concazze, alle ore 14,30 del 28 gennaio 1865 seguita da rombi e scuotimenti e scosse sismiche. Il 29 gennaio alle ore 23 si manifestò un forte sisma che interessò tutta l’area orientale del vulcano provocando panico negli abitanti di tutti i comuni dell’area reiterandosi per alcune ore; poco dopo tre fontane di lava sgorgarono da fenditure apertesi tra 1800 e 1750 m. s.l.m. Il 30 gennaio ad est di monte Frumento si aprì una fenditura di circa 400 metri che emise ulteriori 8 fontane di lava. Con passare del tempo le fratture e i punti di emissione continuarono a spostarsi verso est con la formazione di otto coni tutti attivi tra il 4 il 5 febbraio. L’eruzione sembrò rallentare ma riprese vigore tra il 19 e il 25 marzo. Le colate furono almeno tre di cui la più bassa, verso nord-est si fermò il 9 febbraio mentre una successiva si arrestò il 12 dello stesso mese. Una nuova colata circondava Monte Chiovazzi alla fine di marzo raggiungendo la massima lunghezza il 4 aprile. Dopo varie emissioni successive l’attività cessò nella metà del mese di giugno. (Notizie prese da Wikipedia).

Sentieri Etnanatura:

Monti Sartorius

Grotta dei rotoli

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Grotta di Monpeloso

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14-11-2012 10-09-54Il primo febbraio dell’anno 252 d.C., alla fine dell’impero di Traiano Decio, da Monpeloso, vicino Nicolosi, si dipartì una violenta eruzione che in pochi giorni arrivò a Catania; le lave superarono le colline di Cibali e poi, a nord, raggiunsero l’attuale frazione di Borgo. La leggenda narra che l’eruzione ebbe termine il 5 febbraio grazie al velo della santa Agata morta martire l’anno precedente proprio il 5 febbraio. Oggi di quell’eruzione resta la galleria d’effluvio dell’apparato eruttivo costituita da una grotta lunga 55 m con una caratteristica volta a sesto acuto.

Pagine etnanatura: https://www.etnanatura.it/sentieri/sentieri.php?nome=Grotta_Monpeloso

 

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Sciammaro lupo

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22042012 083Partendo da monte Ilice, il sentiero attraversa le lave del 1634 e del 1792 per arrivare alla grotta Cassone (una delle più lunghe grotte dell’Etna). Lungo il percorso merita una sosta la grotta di monte Cicirello. Le lave antiche formano disegni fantasmagorici che non mancheranno di affascinarvi.

 

Sentieri etnanatura:

Sciamaro Lupo

Monte Ilice

Grotta di monte Cicirello

Grotta Cassone

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Grotta dei ladroni

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20100402 145Per la brevità del sentiero e la facilità di accesso risulta senz’altro fra le grotte più conosciute e visitate del comprensorio etneo. La leggenda vuole che nei secoli sia stata rifugio e base logistica di briganti (da cui il nome). Si tratta di una grotta dovuta a fenomeni di scorrimento lavico formatasi in epoca non databile. Presenta diversi accessi e ha un’altezza tale da permettere una postazione eretta da parte del visitatore.

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La grotta dei lamponi

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27052012 314(di E. Crimi) Si tratta di una importante galleria di scorrimento lavico rinvenuta nel 1965 all’interno delle centenarie lave dei dammusi, in territorio di Castiglione di Sicilia. Le “Lave dei dammusi” sono state originate da una straordinaria colata che interessò la zona a partire dal 1614 e, ad alterne fasi, sino al 1624. Lave dei Dammusi, ovvero, dall’arabo dammus, toponimo oramai in disuso a significare entità vuote, ed accostato come confronto ai tetti delle case antiche. La particolarità di queste lave si riscontra nella loro costituzione a lastroni stratificati o, come definita, “a corde o pahoehoe ” per la conformazione di raffreddamento che ha lasciato degli ampi vuoti o spazi tra una placca e l’altra, per questo comparata ai tetti (dammusi) delle antiche case siciliane, che di solito sotto la volta esterna erano vuoti. Le lave dei dammusi (le concentrazioni più vistose presenti sull’Etna, sono appunto in territorio di Castiglione di Sicilia e Bronte, strada rurale SS. Cristo-Piano Ginestre) per le loro straordinarie peculiarità orografiche, oggi rappresentano una meta per gitanti comuni, attratti dalla particolarità delle loro forme fuori del comune, mentre rappresentano per gli studiosi una nicchia geologica di notevole interesse finalizzato alla ricerca scientifica, in quanto rivestono grande valore sia per la struttura sopra descritta che per la dovizia di caverne e gallerie di scorrimento. Le caratteristiche della “Grotta dei Lamponi” fecero subito pensare ad una interessante scoperta, portata alla luce ad opera di volontari del C.A.I. di Linguaglossa, i quali diedero alla grotta il nome delle piantine di lamponi vegetanti in uno dei suoi ingressi. A circa 1745 metri di quota, la sua lunghezza di circa 700 metri e il suo dislivello di circa 90 metri, la rendono di grande attrazione e tra le più importanti grotte presenti sul territorio di Castiglione di Sicilia. La grotta dei lamponi si snoda in un’unica e ampia galleria, larga circa 7 metri, avente un’altezza media di circa 3 metri al soffitto, il quale in alcuni punti si presenta crollato ed in altri ricco di stalattiti e scorie laviche o denti di pescecane, come vengono chiamati localmente. Il pavimento, ostruito in alcuni punti da detriti lavici provenienti da cedimenti della volta, testimonia ancora oggi, l’imponente passaggio del magma molto caldo e fluido. Punto d’arrivo di numerosi escursionisti per la sua facilità di individuazione, in quanto adiacente ad una pista forestale, la grotta dei lamponi può essere usata come punto di partenza per l’esplorazione di altre conosciutissime cavità, poste a non molta distanza, sempre nelle lave del 1614-24, su territorio di Castiglione di Sicilia.
di: Enzo Crimi
Sentieri Etnanatura:
Grotta dei Lamponi
Passo dei Dammusi

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Grotta di Monte Dolce

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10-02-2013 13-52-37di Enzo Crimi

L’Etna è stato definito un fantastico laboratorio della natura dove si intrecciano storie umane, miti leggende, dove la vita delle sue creature animali e vegetali segue il suo percorso di naturale straordinarietà pari solo a se stessa. Su tutto questo territorio, sino ad oggi sono state …censite almeno 220 grotte di origine vulcanica. Sin dall’alba del mondo sappiamo che le grotte hanno sempre rappresentato dei veri e propri misteri e la storia antica e recente dell’uomo è ricca di fatti inspiegabili e non comuni. Forme di paure ancestrali dell’immaginario collettivo, rappresentate da demoni e spiriti maligni, abitanti delle viscere della terra, si sono intrecciate con le fantasiose storie leggendarie di maghi, divinità, esseri demoniaci, briganti e tesori nascosti (truvature), i quali sono stati i veri soggetti di fantastiche vicende. La grotta di Monte Dolce in territorio di Castiglione di Sicilia, si trovava propriamente ad est del cono vulcanico millenario spento. Il piccolo passaggio di accesso era posto al livello del terreno e scivolava al suo interno, dove attraverso un’intricato sistema di cunicoli, secondo un’antica leggenda, oltrepassando sotterraneamente l’alveo del fiume Alcantara e i monti Peloritani, pare portasse direttamente sotto il mare, sino all’isola di Vulcano che, quindi, doveva considerarsi collegata con l’Etna. Ovviamente chi ha fatto tale insolito percorso non è potuto ritornare indietro per raccontarlo quindi non vi sono testimonianze dirette e pertanto il lettore dovrà accontentarsi di quanto narrato con un pizzico di fantasia dagli antichi scrittori quali il grande Virgilio, il Petrarca, Dante ed ultimo, Antonio Filoteo degli Omodei che attraverso il suo libro ”Aetnae Topographia”, scritto nel 1557, ci mette al corrente della sua escursione all’interno della grotta : “… In essa entrai insieme con altri amici, tutti ugualmente curiosi di conoscere i segreti della natura. Tenendo alla bocca della spelonca ben legata e guardata una fune, che ci trascinammo in lunghezza dietro le nostre spalle, camminammo oltre trecento passi per i luoghi oscuri e gli anfratti scoscesi di quella caverna, portando il lume chiuso dentro le lanterne e maggiori fiaccole accese. Alla fine, vinti dal freddo e dal gelo pungente, sebbene fossimo quasi al solstizio d’estate, ma anche da terribile paura, senza avere trovato il termine della caverna, aggomitolando di nuovo la fune, ripercorremmo il cammino fatto e tornammo alla luce, a rivedere il volto del sole, senza avere portato a termine l’impresa”.

Enzo Crimi

Link etnanatura: Grotta di Monte Dolce

Contatto Facebook di Enzo Crimi: https://www.facebook.com/enzo.crimi

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Schiena dell’asino

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IMG_3816Se dovessimo stabilire una classifica dei posti più fascinosi dell’Etna, vinta una naturale ritrosia che rende difficile scegliere fra chi si ama, sicuramente riserveremmo a questo sentiero un posto fra i primi cinque: panorami mozzafiato, relativa facilità del percorso e il più bel balcone sulla valle del Bove. Ciliegina sulla torta la grotta Pitagora, che deve il nome alla sua forma a triangolo rettangolo, facilmente raggiungibile con una lieve deviazione.

Sentieri etnanatura:

Schiena dell’asino

Grotta Pitagora

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Grotta di San Nicola

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13-09-2013 15-19-07La grotta di San Nicola, detta anche grotta del santo, si presenta come una delle più complesse grotte etnee. Un insieme di caverne, spesso anguste, che si intersecano e si intrecciano a formare un fascinoso labirinto. L’anfratto è noto per la leggenda legata ad un santo locale, san Nicola Politi, che sembra che vi si sia rifugiato per mantenere la verginità compromessa da una decisione paterna che lo voleva sposo di un’avvenente fanciulla. Nei secoli è stata rifugio per le popolazioni, come testimoniano i resti archeologici rinvenuti. I più antichi ritrovamenti risalgonoalla cultura del Castelluccio.

Pagina etnanatura: Grotta di San Nicola.

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Le grotte di contrada Giampasquale

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Taddariti_IINel territorio di Belpasso, in contrada Giampasquale, le disastrose colate laviche del 1669 hanno formato un sistema di anfratti di sicuro interesse. Purtroppo alcune grotte sono state gravemente compromesse dall’intervento umano (grotta Madonna della Roccia e grotta dei Taddariti I), altre due (grotta Taddariti II e grotta Pisciteddu), forse perché non immediatamente accessibili, si conservano intatte e risultano di sicuro interesse geologico e biologico.

Ecco i link di etnanatura:

Grotta Taddariti II

Grotta Pisciteddu

Grotta Madonna della Roccia

Grotta Taddariti I

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