Il Decumano e il Cardo

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Decumano

Decumano

Il decumano (in latino: decumanus, variante di decimanus, derivato di decĭmus, “decimo”) era una via che correva in direzione est-ovest nelle città romane. Esse erano solitamente basate su uno schema urbanistico ortogonale, ossia suddivise in isolati quadrangolari uniformi, in particolare per quanto riguarda le fondazioni coloniali.

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Leontinoi

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Parco Archeologico

Parco Archeologico

Preistoria

Il periodo antecedente la colonizzazione greca di Leontinoi è oscuro. Delle civiltà preelleniche rimangono i ritrovamenti nelle zone archeologiche, in particolare grotte murate e capanne del tipo italico. Popolazioni di varia origine avevano occupato le colline. Tra queste i Sicani. Essi passarono dall’Italia in Sicilia. Giunti sull’isola cacciarono i Sicani verso occidente. I Siculi si stanziarono sul colle di Metapiccola, dando origine ad un insediamento che gli studiosi hanno identificato con la mitica Xouthia. La loro economia si basava sull’agricoltura, ma anche sulla pesca e sul commercio, esercitato attraverso lo scalo di Castelluccio. Contemporaneamente, sui colli circostanti continuavano a vivere popoli indigeni, che sembrano aver mantenuto con i Siculi rapporti amichevoli e che continuarono ad occupare la stessa zona anche quando dei Siculi si persero le tracce. Sono queste le genti che i calcidesi trovano sul colle di San Mauro nel 729 a.C. o, come è più probabile, nel 751-750 a.C. (1)

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Cripta sant’Euplio

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Sito Etnanatura: Cripta sant’Euplio.

Gli atti del martirio del diacono Euplio (o Euplo) narrano che il procuratore Calvisiano lo condannò alla fustigazione e alla decapitazione dopo l’esplicita dichiarazione della sua fede cristiana e l’affronto di aver portato i libri dei Vangeli, banditi dall’impero, al suo cospetto. Secondo un’altra fonte, insieme a lui patirono il martirio le vergini Veneria e Nericia. Nella cripta si può notare un pilastrino in stile corinzio che reggeva un Vangelo in pietra, ora del tutto corroso. E del resto l’umidità ha cancellato anche l’affresco dell’altare che rappresentava Sant’Euplio con l’allora vescovo di Catania Serapione, a sua volta martirizzato.

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San Gaetano alla Grotta

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Sito Etnanatura: San Gaetano alla Grotta.

La prima chiesa, secondo la tradizione, fu edificata nel 262 (III secolo d. C.) dal quarto vescovo della città Sant’Everio e dedicata a Santa Maria di Betlem in una grotta lavica già usata come cisterna, e intitolata a Santa Maria. Il tempio si ingrandì probabilmente nel VII secolo, e forse in questo periodo sorse l’apogea chiesa di San Gaetano, a quel tempo forse intitolata a Santa Maria La Grotta. Nell’VIII secolo, con la conquista musulmana della Sicilia, la chiesa superiore viene demolita o, più probabilmente, abbandonata.

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Castello di Sperlinga

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Sito Etnanatura: Castello di Sperlinga.

Quod Siculis placuit, sola Sperlinga negavit.

Il castello di Sperlinga è un castello medievale costruito sulla rocca che domina la cittadina di Sperlinga in provincia di Enna. È dotato di una particolare edificazione nella roccia arenaria. Il basamento rupestre del castello (dal greco “Spelaìon” poi latinizzato in “Spelunca” ovvero grotta) fu strutturato dalle popolazioni indigene sicule, in cui le grotte scavate nella roccia, venivano utilizzate come sepolcri. Furono poi adibite ad abitazioni dal periodo bizantino e saraceno.

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Museo di Adrano

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Sito Etnanatura: Museo di Adrano.

Il primo museo archeologico nacque ad Adrano nel 1902, per volontà del reverendo Salvatore Petronio Russo, appassionato cultore della storia e dell’archeologia del paese. Pur assai limitato, era costituito da due sezioni, ospitate nella stessa casa del fondatore. Nella prima, dedicata alla città di Adrano, era possibile ammirare secondo la descrizione che ne fa lo stesso sacerdote “gli utensili di pietra…, i bronzi arcaici, greci, romani, i vasi etruschi, cumani, siculi, greco – siculi, sebbene tutto in piccola collezione”. Nella seconda erano conservate le testimonianze archeologiche fino a quel momento raccolte nel territorio dell’insediamento indigeno del Mendolito, centro le cui rovine proprio in quegli anni cominciavano a svelarsi agli studiosi.

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Mura Dionigiane Adrano

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Sito Etnanatura: Mura Dionigiane Adrano.

Le Mura dionigiane, unico monumento dell’antica Adranon rimasto sempre visibile, erano già note ad eruditi e viaggiatori del Settecento. Le prime indagini sono degli inizi del Novecento quando Paolo Orsi libera dal pietrame di risulta e dalla vegetazione oltre 100 metri della cortina muraria orientale e isola l’imponente torrione addossato alla chiesa di San Francesco, appartenente al braccio settentrionale. La recente attività di tutela e ricerca ha portato all’acquisizione al demanio regionale di un’area che include il primo tratto della fortificazione. In questa area si sono concentrati gli interventi che hanno reso possibile la valorizzazione e fruizione pubblica del monumento con lavori finanziati con i fondi statali del Gioco del Lotto. Il monumento costituiva un tratto della cinta muraria che cingeva ad est la città di Adranon, fondata, secondo lo storico Diodoro Siculo, intorno al 400 a.C., dal tiranno di Siracusa Dionigi I. La struttura difensiva doveva circondare l’intera città, lasciando probabilmente sguarnito soltanto il versante della Rupe Giambruno, naturalmente difeso dallo strapiombo. Oggi si sviluppa con un percorso a linea spezzata nella moderna contrada Difesa dei Molini. La fortificazione è costruita con pietrame lavico, a cortine del tipo a doppio paramento di blocchi lavici, squadrati e messi in opera a secco con riempimento interno di pietrame minuto, ed è intervallata da torri quadrangolari. Presenta almeno due fasi databili, in via preliminare, nel corso del IV e, forse, nei primi decenni del III secolo a.C. Lungo il percorso di visita una piccola sala espone alcuni fra i materiali più significativi rinvenuti durante la campagna di scavo. Di particolare interesse un accumulo di vasellame in frammenti, malcotto e difettoso, interpretabile come lo scarico di una fornace e databile al III secolo a.C., e delle deposizioni votive, piccole offerte rituali di vasi, monete e alimenti, disposte su più livelli e databili complessivamente in età ieroniana (270-216 a.C). L’area è dotata di una sala didattica ed un’area per la simulazione dello scavo archeologico, prevalentemente destinate gli studenti, ai quali sono indirizzate specifiche proposte didattiche ed interventi di tipo laboratoriale.
Da Regione Sicilia Beni Culturali

Foto di Ina Garaffo.

Sito Etnanatura: Mura Dionigiane Adrano.

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Museo Archeologico Lentini

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Sito Etnanatura: Museo Archeologico di Lentini.

La sede museale risale agli anni Cinquanta; originariamente progettata come edificio scolastico, fu acquisita dalla Soprintendenza alle Antichità per la Sicilia Orientale, per consentire la creazione di un museo destinato ad illustrare le prime grandi scoperte nel sito dell’antica Leontinoi. Il museo illustra la storia di Leontinoi e del suo territorio a partire dalla preistoria fino all’età medievale, attraverso l’esposizione di materiali provenienti dall’antica città e dai principali siti archeologici del comprensorio. Leontinoi, colonia calcidese, fu fondata nel 729 a.C., sul margine di un territorio fittamente interessato da insediamenti indigeni.

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Santa Maria La Cava

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Sito Etnanatura: Santa Maria la Cava.

Il Duomo dedicato a Santa Maria la Cava e Sant’ Alfio, fu edificato nell’impianto attuale tra il 1700 e il 1750. E’ attribuito tradizionalmente all’architetto Vincenzo Vella da Malta. Fu costruito sulla piccola Chiesa di S. Alfio, sorta dopo il catastrofico terremoto del 1693, sulle rovine della precedente basilica dedicata a S. Alfio. Ha impianto basilicale, a tre navate, secondo lo schema tradizionale delle Basiliche Memorie o Funerarie edificate, sin dall’epoca paleocristiana, sulle tombe dei martiri. I lavori per la costruzione dell’attuale Duomo impegnarono per quasi cinquant’anni le risorse della città. Esso non fu del tutto terminato secondo il progetto originario, e tutt’oggi sono visibili diverse parti prive di decorazione pittorica.

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Monte Alveria (Noto antica)

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08-10-2016-21-16-58

«Allah protegga una casa in Noto
e nubi cariche di pioggia la bagnino
la vedo con gli occhi del ricordo
e a lei invio le lacrime che verso
mi struggo di nostalgia per la casa, gli amici
e la virtù delle donne
Chi partendo, ha lasciato il cuore in quella terra
con tutto se stesso desidera tornare,
terra mia!»
(Ibn Hamdis, poeta siculo-arabo vissuto a Noto antica durante la sua giovinezza)

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