Campanarazzu è un sito archeologico, probabilmente il primo al mondo, dove si è scavato al di sotto di una eruzione lavica. A Pompei ed Ercolano gli archeologi hanno scavato sotto la cenere vulcanica a Misterbianco si è scavato sotto dodici metri di basalto lavico durissimo, con ruspe munite di un potente martello idraulico prima di rompere la lava ed arrivare al pavimento ed alle sottostanti cripte. Un sogno inseguito da secoli poiché tutti conoscevano il luogo dove sorgeva l’antica Misterbianco coperta dall’eruzione lavica del marzo 1669 che aveva distrutto l’intero abitato ma non era riuscita a sovrastare l’annesso campanile che si ergeva fuori dalle nerissime lave come a testimoniare ai posteri una presenza.
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Bricinna
E se chiedessi: “Sapete dirmi dove si trova la strada di san Giuliano?” Mi risponderebbero??!!! Credo proprio di no. A Lentini c’è un antico quartiere, un quartiere storico, si chiama san Paolo. Perché si chiama così visto che a Lentini, non esiste, una chiesa intitolata al Santo?! La leggenda narra che l’Apostolo sia venuto nella vetusta città per parlare agli ebrei che lo popolavano, mentre era a Siracusa. Ecco, il quartiere denominato “Judecca” era occupato da gente di origine ebraica. Nel fondo valle della Valle Ruccia in senso Sud – Nord troviamo lo storico quartiere. Ad Ovest lungo la chiesa parrocchiale di San Luca sale la strada di San Giuliano, oggi, via Bricinna.
Chiesa della Maddalena
Marc’Antonio Grasso abate di Santa Maria de’ Raccomandati e canonico della collegiata di Acireale , l’anno 1696 fondò la chiesa di Santa Maria Maddalena penitente, ritenendosi il diritto di patronato. Nell’anno 1708 scrisse il suo testamento, dove dotò la chiesa; fece delegati ai suoi nipoti; ed istituì un fedecommesso nella persona di suo nipote Marc’Antonio figlio di Pietro e sua linea, alla quale diede il patronato della chiesa in discorso. Disse poi, che estinguendosi tale linea, al fedecommesso succedesse perpetuamente la sua chiesa, e volle che avverata la estinzione della detta linea, si cumulassero le rendite di tal patrimonio a che fossero sufficienti per lo mantenimento di una collegiata, da erigersi in essa chiesa.
Santa Maria degli Ammalati
In tempi assai remoti fu fondata a Lentini su una collina distante circa 6 Km (4 miglia all’epoca) dal centro urbano, una Casa Ospedale dell’Ordine Religioso Militare di San Lazzaro. Estinta la Commenda rimase la chiesa sotto il titolo di Santa Maria degli Ammalati. Nel 1591 la signora Anna Modica vi fonda un Beneficio di Diritto Patronato. Conversano il 15 Agosto 1685 scrive questa nota:
Sant’Andrea Buccheri
Sulla strada per Lentini a otto chilometri sulla destra si incontra, isolata in un pianoro delimitato a sud-est da una profonda valle la Chiesa di S. Andrea, bell’esempio di architettura normanno-sveva. La chiesa a pianta rettangolare e navata unica è formata da blocchi di calcare tenero perfettamente intagliati, su cui qua e là si scorgono graffiti e disegni di varia epoca. L’originario ingresso era da ovest, riservato ai monaci del contiguo convento, mentre i fedeli entravano da un ingresso laterale a nord: questo è formato da un bel portale ad arco acuto. Nel settecento fu mutato l’orientamento della chiesa con l’apertura di un ingresso nell’abside e lo spostamento dell’altare sul lato ovest.
Rometta
Viene fondata in età bizantina, il suo nome in greco vuol dire le difese, le fortezze (ta erymata). Dopo lunghissima resistenza viene occupata dagli Arabi e il suo nome viene pronunciato rimtah, da cui il medievale Rametta e successivamente nel XVI secolo Rometta. Nel territorio romettese sono state trovate testimonianze di vita che risalgono alla prima età del neolitico, nella sua prima fase appartenente alla cultura di Stentinello (4000 anni prima di Cristo), all’età del ferro, per giungere alla necropoli del V-III secolo a.C. Intorno al V secolo d.C. a Rometta si formò la comunità greco-latina che, in fuga dai centri della costa, venne qui a cercare rifugio dalle devastanti invasioni vandale. Ben presto Rometta assunse un preciso ruolo strategico: dall’alto delle sue mura e delle sue torri controllava un buon tratto dell’antica strada che da Messina conduceva a Palermo.
Santa Maria dei cerei
Il monumento certamente più antico di Rometta è la chiesa di Gesù e Maria, anticamente detta di Santa Maria della Candelora (o dei Cerei), risalente ai secoli della dominazione Bizantina, tra il VI e X secolo. Presso questa chiesa, alla fine del secolo XIII, si stabilì un convento di suore trasferitosi dalla piana di Milazzo dove aveva il titolo di Santa Maria di Basicò. Nel 1320 le suore ottennero l’approvazione pontificia del loro trasferimento a Rometta, ma nel 1345, per intercessione della regina Elisabetta D’Aragona, passarono a Messina.
Basilica del Murgo
I resti della Basilica del Murgo presso Agnone Bagni trovano posto non lontano dalla costa lentinese. Il complesso, mai ultimato, avrebbe dovuto ospitare i monaci di Roccadia. Il trasferimento in un sito apparentemente più consono, sarebbe dovuto avvenire, sulla base di una affermazione del Manriquez, per volontà di Federico II [R. Pirri 1733, vol. II, pag. 1306]. E’ bene precisare che non rimane alcun documento, databile al XII/XIII secolo, che confermi il trasferimento della comunità cistercense di Lentini dalle colline verso la costa.
Santuario Dinnammare
Il santuario della Madonna di Dinnammare sorge sulla cima dell’omonimo monte, alto circa 1130 metri, che fa parte della catena dei monti Peloritani. Il nome Dinnammare deriverebbe dal termine latino “bimaris”, poiché dalla sua vetta è possibile godere della visuale dei due mari, lo Jonio e il Tirreno. Dal piazzale della chiesa si può ammirare la città di Messina in tutta la sua grandezza e lo stretto nella sua maestosità. Volgendo lo sguardo sul versante Tirrenico, è invece possibile osservare la baia di Milazzo le vulcaniche Eolie. Due sono le leggende che raccontano l’inizio del culto della Madonna di Dinnammare.
Grotta sant’Agrippina
Nelle balze scoscese che chiudono a nord il colle di Mineo si apre una profonda forra, indicata con il toponimo greco di Làmia nel significato di stretta valle fluviale o di edificio con soffitto a volta. Il torrente Lamia Questo vallone, che ha sempre offerto un veloce raccordo viario lungo l’antica “via dei monti” tra l’altopiano ibleo e la Sicilia interna, fa gomito al suo sbocco verso la Piana di Mineo, determinando uno sperone roccioso, in cui è stata scavata nel tardo medioevo una dimora fortificata, successivamente adattata ad edificio di culto, detta “Drafone” per la presenza di un boschetto di allori. Il sito è eponimo di una famiglia feudale, collegata alla nobiltà lentinese, i “de Lamia”, che tra la fine del secolo XIII e il secolo seguente disponeva di signorie feudali nel sud-est dell’isola e ricopriva importanti ruoli nell’ambito della burocrazia statale.