L’albero che compare e scompare

Share Button

11855367_10205035503143535_1293923489_nDi Marinella Fiume

Foto di Enzo Crimi

Le Madonie fanno parte della catena settentrionale della Sicilia. La parte centrale del gruppo montuoso  comprende le vette più alte di Sicilia: Pizzo Carbonara (1979 m. s.l.) è la seconda dopo l’Etna. Per questo sono state battezzate: “Dolomiti di Sicilia”. Al centro del gruppo montuoso (zona Pizzo Carbonara- Monte Ferro) ad altezze superiori ai 1600 m. è presente una vasta zona carsica, con doline (Piano Battaglia, la Battaglietta e la Valle della Conserva), inghiottitoi e grotte (l’Abisso del Vento, l’Inghiottitoio della Battaglietta, la Grotta delle Zanzare, la Grotta del Canalone, il Pozzo di Minnonica).

Tra gli antichi boschi del massiccio montuoso situato tra il corso dei fiumi Imera e Pollina, ci si può imbattere in animali in via d’estinzione, fossili millenari che prendono vita in scenari d’incomparabile bellezza. La fauna presenta oltre la metà delle specie di uccelli, tutte le specie di mammiferi e più della metà delle specie di invertebrati siciliane. Siamo nel Parco naturale delle Madonie, che comprende sedici comuni della provincia di Palermo, posti a quote ed orientamenti diversi: Caltavuturo, Castelbuono, Castellana Sicula, Cefalù, Collesano, Gangi, Geraci Siculo, Gratteri, Isnello, Petralia Soprana, Petralia Sottana, Polizzi Generosa, Pollina, San Mauro Castelverde, Scillato e Sclafani Bagni. Il parco rappresenta una delle aree protette a maggiore biodiversità, sia nel contesto italiano che del Mediterraneo, un territorio che si configura come un ponte tra il continente africano, la Penisola italiana e quella Balcanica. La posizione degli attuali massicci rocciosi delle Madonie rappresenta il risultato dei mutamenti avvenuti in un arco di tempo di 40-50 milioni di anni e, per le sue peculiarità  geologiche, il Parco delle Madonie è entrato a far parte del network European Geopark a cui aderiscono più di venti parchi europei.

Il parco ospita oltre la metà delle specie vegetali siciliane, e in particolare gran parte di quelle presenti solo in Sicilia, tra esse l’Abies nebrodensis, una conifera in via di estinzione, di cui sopravvivono una trentina di esemplari distribuiti in modo discontinuo nella fascia altimetrica compresa tra 1.400 e 1.600 m.s.l.m., tra il Vallone di Madonna degli Angeli, sulle creste ventose del Monte Scalone, del Monte dei Pini e del Monte Cavallo, nel territorio del Comune di Polizzi Generosa.  Inseriti nel paesaggio agro-forestale, fanno bella mostra di sé a guardia del territorio.

Il mitico abete dei Nebrodi, o abete bianco siciliano, presente allo stato di relitto, deve il suo fuorviante nome al fatto che anticamente per Nebrodi (dal greco nebròs, cerbiatto) si intendevano le Madonie. Tutti gli esemplari sono di età più o meno giovane e non si è mai conosciuta la pianta madre che ha originato le attuali. La specie è tanto antica che potrebbe essersi formata iniziando la sua differenziazione dalla specie madre antenata per isolamento geografico, dopo le ultime fasi fredde del pleistocene. Ma quello che è più straordinario è che si tratta di un magico albero che ha la facoltà di comparire e scomparire: considerato estinto dal 1900, fu riscoperto nel 1957. Per il reale pericolo di estinzione, esso è stato inserito nella lista delle cinquanta specie botaniche più minacciate dell’area del Mediterraneo. Ma c’è chi pensa che questo non accadrà mai e la forma piramidale della sua chioma sarebbe già segno della sua immortalità.

Share Button