Grotta Schadlish

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03-06-2014 18-01-46La grotta Schadlish è un cunicolo di scorrimento lavico lungo 112 metri. E’ stata individuata nell’anno 2000 e ha preso il nome dal suo scopritore.
Foto di Sebastiano D’Aquino.

Sito Etnanatura: grotta Schadlish.

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Sorgenti delle Favare

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24-05-2014 21-01-02Alle “Favare”, presso “Santa Domenica”, si trovano le sorgenti delle acque che alimentano l’acquedotto Biscari (vedi). Nel sito si trova una epigrafe in caratteri greci, recante un graffito che raffigura probabilmente una palma o un papiro, risalente al periodo normanno.

 

 

Foto di Salvo Nicotra

Pagina Etnanatura: Sorgenti delle Favare.

Pagina Etnanatura: Acquedotto Biscari.

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Ponte Serravalle

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26-04-2014 13-22-26«A mettere in comunicazione le varie masse della sponda sinistra del Simeto: Maniaci, Rotolo, Corvo, S. Venera, Bronte, e tre masse con gli abitanti della sponda destra: Bolo, Cesarò, Carbone, Placa Baiana, Troina, Messina, capitale allora del Valdemone e Palermo capitale dell’Isola, il Conte Ruggiero nel 1121 fece costruire il ponte, detto dagli Arabi Càntera, che diede poi il nome alla contrada e lo dedicò alla memoria della madre sua Adelasia, morta in Patti nel 1118. Vi si leggeva questa epigrafe greca, scolpita in pietra calcarea, posta sull’ala destra del ponte, a Nord: “Fu costruito questo ponte per la serenità del glorio­sissimo conte Ruggiero di Calabria e di Sicilia e dei Cristiani aiutatore per l’assoluzione della defunta madre di lui Adelasia regina. 6629, ind. 14 (1121)”. La stessa data un pò geroglifica si legge in un quadrello di pietra lavica nella centinatura del ponte, a mezzodì; e la stessa data leggevasi pure, mi dicevano gli anziani brontesi, nella parete della Chiesa di S. Giorgio, al camposanto, fabbricata da Ruggiero nel suo passaggio da Bronte, come affermano alcune scritture storico-legali, che si conservano nell’archivio comunale di Bronte. La Chiesa ora è stata distrutta a causa del nuovo cimitero e serve da ossario. Una leggenda narra che operai saraceni furono addetti alla fabbricazione del ponte; che un saraceno, piantatosi colle gambe sulle rive opposte del fiume, abbia indicato il sito, ove esso doveva sorgere. Nella fantasia popolare: saraceno era sinonimo di gigante. Il Dio Termine però dava spesso occasione a litigi; e odi feroci fervevano nei petti dei confinanti per l’eterna lotta del mio e del tuo. Di quest’odio un ricordo è rimasto nel detto tradizionale dei Brontesi: «Sono come Maniaci e Rapiti» per dire: sono due nemici acerrimi.»

Da B. Radice, Memorie storiche di Bronte

Foto di Salvo Nicotra

Sito Etnanatura: Ponte Serravalle.

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Castello di Torremuzza

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30-05-2014 17-56-11Nella valle di Bolo, in territorio di Bronte, su di un piccola rocca a strapiombo sull’ansa del fiume di Troina o Serravalle, al centro di un paesaggio particolarmente impervio ma suggestivo, sorge il Castello di Torremuzza, nell’ex feudo e casale di Cattaino. Il complesso fortificato sorge su di un sperone di roccia calcarea accessibile solo da meridione. Agli altri punti cardinali corrispondono pareti a strapiombo difficilmente praticabili. La particolare conformazione rocciosa costringe la fortezza a distendersi su più livelli: in basso trovano posto recenti strutture, composte da ambienti probabilmente residenziali, forse adibiti in epoca recente a celle per i detenuti. Al livello superiore si accede attraverso piccoli gradini ricavati dalla roccia, terminanti in un ingresso angusto un tempo ben protetto da una porta rinforzata, i cui cardini dovevano essere robusti, secondo quanto si può dedurre dai fori scavati nella pietra. L’intenzione è quella di isolare agevolmente il livello inferiore da quello superiore, che si presenta nell’aspetto di un’ampia terrazza non coperta, i cui bassi muri perimetrali sono caratterizzati da numerose feritoie quadrate o circolari. Trattasi di un ampio luogo di osservazione per il territorio circostante, una sorta di ampio terrazzo naturale recintato artificialmente, in grado di trasformarsi, all’occorrenza, in un ridotto fortificato isolato dal resto dello sperone roccioso. Inoltre, su questo terrazzo si distinguono a nord-ovest i resti di una torre, la quale si ritiene (tradizione locale) edificata in una imprecisata epoca della dominazione bizantina in Sicilia. La struttura poggia su di un affioramento di roccia ai margini occidentali della piccola rocca. Dai resti si può dedurre una pianta circolare; la tecnica edilizia si compone di pietre locali non squadrate, unite insieme da malta. Sulla sommità si distingue quel che rimane del piccolo camminamento di ronda, accessibile probabilmente per mezzo di una scaletta elicoidale in pietra, secondo quanto lasciano intendere alcuni fori presenti lungo la parete interna superstite. Nell’insieme l’intero corpo di fabbrica presenta una tecnica costruttiva e un impianto edilizio relativamente recente. Non si posseggono al momento dati storici certi che permettano una sicura datazione, solo ipotizzabile tra il XVII e il XVIII sec. d.C. E’ comunque probabile che la torre sia preesistente, sebbene non vi sia prova alcuna per una datazione ad epoca bizantina. Scheda Compilata da: Dott. Andrea Orlando Si ritiene che la torre del Castello di Torremuzza risalga ad epoca bizantina (VI -VII secolo), con successivi ampliamenti avvenuti durante la dominazione normanna. Il castello fu successivamente ampliato dagli spagnoli ed infine, durante il periodo borbonico, adibita a prigione. Si deve a Benedetto Radice, storico brontese, la più completa ricostruzione storica relativa alla contrada. Il luogo sembrerebbe frequentato fin da epoca remota. Pare siano stati rinvenuti, in zona, deposizioni funerarie e sarcofagi databili intorno al III sec. a.C. La prima attestazione documentaria risale alla fine del XIII secolo. Nel 1296 Cattaino risultava feudo, i cui baroni erano gli eredi del giudice Giovanni de Manna. Il censimento dei feudi del 1408 ricordava barone don Nicolò Crisaffi. Durante i decenni successi il feudo passò in mano alla famiglia Sant’Angelo. Fu re Alfonso, nel 1453, a confermare il possesso di Cattaino a Blasco di Sant’Angelo. Durante i decenni successivi, il feudo passò da padre in figlio, finchè nel 1507 giunse in mano della famiglia Lancia. Il castello, la cui data di fondazione è sconosciuta, venne utilizzato come luogo di reclusione già nel 1501, quando vi fu internato tale Antonio Spitaleri, secondo sentenza del capitano di Randazzo. La contrada venne probabilmente abbandonata in relazione alla fondazione della città di Bronte. Il castello, tuttavia, continuò ad essere in uso in qualità di carcere forse fino ai moti rivoluzionari legati all’unità d’Italia.

Da http://www.icastelli.it/castle-1234884985-castello_di_torremuzza-it.php

Foto ed info di Salvo Nicotra

Sito Etnanatura: Castello di Torremuzza.

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Castello di Poira

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22-12-2012 09-08-50Sulla cima di una dolce collina che sovrasta la valle del Simeto si trova il castello della baronessa Poira. Antica possente masseria i cui resti, malgrado il triste degrado, testimoniano l’imponenza di un tempo. La facciata dirupata permette una lettura degli ambienti interni tutti funzionali alla vita contadina di una nobile famiglia. Intorno i resti di ceramica castellucciana testimoniano una frequentazione dei luoghi già dalla prima età del bronzo. Recenti scavi archeologici fanno pensare anche alla presenza di una civiltà in qualche modo “imparentata” con i greci. Poco distante la grotta degli schiavi, forse un antico  Ergastulum romano, cioè il luogo in cui gli schiavi trovavano rifugio nella notte dopo il lavoro.

Sito Etnanatura: Castello di Poira.

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Fontana Paradiso

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15-05-2014 17-39-31A est di Pedagaggi, a circa due chilometri dall’abitato, si trova contrada Fontana Paradiso, il cui toponimo rimanda all’esistenza di una ricca sorgente, la sorgente Paradiso appunto, che in passato favorì certamente lo stanziamento dell’uomo, attratto probabilmente, oltre che dall’acqua, anche dalla presenza di una fitta boscaglia e di un’abbondante selvaggina. La presenza dell’uomo in quell’area è testimoniata dalle numerose grotticelle artificiali preistoriche realizzate lungo i fianchi della profonda cava scavata nel corso dei secoli dal torrente Gelso, alimentato dalla sorgente Paradiso. Due le grotte archeologicamente più rilevanti visitate a metà degli anni ’60 dal prof. Luigi Bernabò Brea. Nella prima, un riparo sotto roccia, furono rinvenuti e raccolti diversi utensili di pietra riconducibili al Paleolitico superiore. Gli oggetti litici scoperti appartengono, nello specifico, alla fase iniziale del cosiddetto Epigravettiano finale, tra 14 e 12 milioni di anni fa. Nella seconda grotta, conosciuta come «Grotta del fico», l’indagine dell’illustre archeologo ligure consentì di accertare la presenza di ossa umane e di numerosi frammenti di ceramica appartenenti allo stile di Diana del Neolitico superiore, agli stili del Conzo e di Malpasso dell’Eneolitico, e allo stile di Castelluccio dell’Età del Bronzo antico.

Proloco Pedagaggi

Foto di Giuseppe Guercio

Sito Etnanatura: Fontana Paradiso.

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Arrivano le Cameloparditi

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giraffaAll’alba del 24 maggio sarà possibile osservare uno sciame di stelle cadenti dovuto al passaggio della cometa 209P/LINEAR. Lo sciame meteorico, noto col nome Cameloparditi di maggio, potrà risultare interessante: in una situazione particolarmente positiva si potrebbero osservare in un’ora sino a  300 stelle cadenti. Purtroppo in Italia la prossimità dell’alba potrebbe determinare un notevole decremento delle osservazioni stimate. Agli amici mattinieri consigliamo di guadagnare una posizione col cielo terso e senza inquinamento luminoso (lontano dalle città, magari sull’Etna)  e di osservare il cielo a Nord verso la costellazione della Giraffa che si trova in basso tra la stella Polare e Cassiopea tra le 4,30 e le cinque del mattino.

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Pubblicato in News

Aiutiamo Emergency: 45503

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emergency45503: SOSTIENI EMERGENCY CON UN SMS O UNA CHIAMATA DA RETE FISSA. Fino a martedì 20 maggio dona con un SMS o una chiamata da rete fissa al 45503

I fondi raccolti verranno destinati ai nostri progetti in Sudan, dove acquisteremo nuovi macchinari per il Centro Salam di cardiochirurgia e copriremo 4 mesi di attività, e in Italia, dove li useremo per aprire il nuovo Poliambulatorio di Castel Volturno e finanziarne il primo anno di lavoro.

In Italia

Nel nuovo Poliambulatorio di Castel Volturno – il quarto di Emergency in Italia dopo Palermo, Marghera e Polistena – offriremo gratuitamente cure di base e specialistiche e servizi di orientamento socio-sanitario a migranti e persone in stato di bisogno.

Per saperne di più.

In Sudan

Il Centro Salam di cardiochirurgia è l’unica struttura specializzata e gratuita in Africa a offrire cure gratuite a pazienti affetti da patologie cardiache, in particolare malformazioni congenite e patologie valvolari originate da febbre reumatica.

Per saperne di più.

E lunedì 19 non perderti la Partita del Cuore per Emergency!

Il 19 maggio ti aspettiamo allo Stadio “Artemio Franchi” di Firenze per la Partita del Cuore. Festeggeremo i nostri 20 anni con la Nazionale Italiana Cantanti e gli amici che giocheranno con il “Team Emergency”: saranno in campo Gino Strada, Francesco Toldo, Edoardo Leo, Paolo Bonolis, Francesco Giorgino, Ringo Dj, Riccardo Scamarcio, Luca Zingaretti, Giancarlo Antognoni, Cristiana Capotondi, Simone Barbato, Rocco Ciarmoli, Giuliano Palma, Davide Paniate, Davide Oldani, Giovanni Veronesi, Claudio Bisio, Gianni Cinelli, Federico Basso, Dario Vergassola e i medici e gli infermieri di Emergency. E come allenatore, Roberto Baggio.

La partita verrà trasmessa in diretta da Rai1.

Trovi i biglietti dai nostri volontari in Toscana, su TicketOne e su Boxoffice Toscana.

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Castello Ursino

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12-03-2014 08-46-23Tra la fine del 1239 e l’inizio del 1240, Federico II di Svevia dà il via alla costruzione del Castello Ursino, affidata al “praepositus aedificiorum” Riccardo da Lentini. Con una lettera datata 24 Novembre 1239, l’imperatore invitava i catanesi a versare una somma di duecento once in oro per la costruzione del castello ed i lavori iniziarono da lì a breve, incalzati da una possibile rivolta cittadina. La costruzione del Castello Ursino faceva parte di un ampio progetto di fortificazione avviato già negli anni precedenti nella Sicilia orientale da Federico II. Nonostante le difficoltà economiche imponessero in quegli anni l’interruzione dei lavori in gran parte degli altri castelli siciliani, il castrum catanese fu costruito in breve tempo su di un promontorio che si affacciava sul mare ma che dominava altresì il centro urbano. Non più isolata roccaforte, ma vera “struttura” urbana a presidio della città, in relazione con la sua configurazione ed il suo sviluppo. Difficile, per chi lo visita oggi, immaginarne l’originaria collocazione strategica. L’eruzione del 1669 modificando il rapporto dell’edificio con il terreno e la sua posizione all’interno del tessuto cittadino ne snatura l’originaria vocazione. La colata lavica lo circondr lasciando pressoché intatta la struttura ma distruggendone la funzionalità militare. Viene alterata anche la visuale del Castello, reso meno imponente dal “livellamento” del terreno. La struttura del Castello esprime gli aspetti essenziali dell’architettura Federiciana: una pianta rigorosamente geometrica definita da un doppio perimetro quadrato con al centro un’ampia corte interna. Una struttura perfettamente regolare e simmetrica che ripete se stessa, segnata da quattro torri angolari e quattro torri mediane, due delle quali ancora esistenti. La storia del Castello Ursino (l’origine del nome è tuttora controversa) è da sempre legata ad accadimenti politici e naturali. Dalla costruzione a oggi è stato quasi costantemente utilizzato. Per tutto il sec. XIII mantenne il carattere di fortezza per poi divenire dimora reale degli Aragonesi (nel Castello fu convocato il primo Parlamento Siciliano) e, più tardi dei Viceré Spagnoli. È stato adibito anche a carcere (nel cortile sono ancora visibili i graffiti dei prigionieri) e utilizzato in seguito come caserma. Restaurato in epoca fascista, dal 1934 il Castello ospita le raccolte civiche in cui sono presenti le sezioni archeologiche Medievale, Rinascimentale e Moderna. Nel 1988 inizia il restauro volto a recuperare alla città di Catania un monumento di inestimabile valore del suo patrimonio storico e culturale.
Comune di Catania

Foto di Etnanatura e Salvo Nicotra

Pagina Etnanatura: Castello Ursino.

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Porta Garibaldi

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26-03-2014 07-57-51La porta Giuseppe Garibaldi (inizialmente chiamata porta Ferdinandea) è un arco trionfale costruito nel 1768, su progetto di Stefano Ittar e Francesco Battaglia, per commemorare le nozze di Ferdinando I delle Due Sicilie e Maria Carolina d’Asburgo-Lorena. Si trova tra piazza Palestro e piazza Crocifisso, alla fine di via Giuseppe Garibaldi, nel quartiere Fortino, in dialetto catanese Futtinu. La zona è chiamata ‘u Futtinu in ricordo di un fortino costruito dal viceré Claudio Lamoraldo principe di Ligne, dopo l’eruzione lavica del 1669 che colpì la città su tutto il lato occidentale annullandone le difese medievali. Dell’opera di fortificazione avanzata che sorgeva a sud di piazza Palestro, ormai scomparsa, rimane solo una porta in via Sacchero (vedi). Di tutto ciò oggi rimane ben poco. Alcuni palazzi collegati alla porta furono demoliti negli anni trenta, altri oggi sono abbastanza poveri e tutt’altro che simmetrici. La riqualificazione della piazza ha dato sicuramente un altro aspetto alla porta, ma è comunque tutt’altro rispetto ai progetti originari. Da Wikipedia.

Pagina Etnanatura: Porta Garibaldi.

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